Mononucleosi: rimedi negli adulti
La mononucleosi è una malattia che colpisce durante il periodo dell’adolescenza, principalmente i giovani di un’età compresa tra i 15 e i 25 anni, in quanto essi sono per lo più predisposti al contagio, entrando maggiormente a contatto con coetanei già contagiati dal virus.
Tuttavia questa patologia può essere diffusa anche tra gli adulti, i cui sintomi non sono particolarmente evidenti o gravi. I sintomi sono molto più lievi rispetto a ragazzi o bambini, curabili con un’adeguata terapia.
In quanto malattia infettiva che non presenta specifici sintomi, non esiste una terapia adeguata e standard per la cura della mononucleosi.
La cosa importante è recarsi presso il proprio medico curante, descrivere i sintomi e i fastidi riscontrati ed eseguire alcuni esami.
Spesso gli esami effettuati per diagnosticare la mononucleosi sono i prelievi del sangue, i quali in caso di contagio presentano un’alterazione dei valori, ovvero un aumento dei globuli bianchi e dei linfociti reattivi.
Balzerà all’occhio il valore molto più alto del normale dell’Epstein-Barr.
Per questo motivo, a discrezione del proprio medico e in concomitanza con i sintomi più diffusi della mononucleosi, è possibile effettuare un Monotest che risulta positivo nel circa 90% dei casi di mononucleosi.
Tuttavia il monotest può dare dei falsi positivi, poiché utile per il riscontro anche di altre patologie diverse dalla mononucleosi.
Nel caso in cui il monotest risulti negativo è bene comunque ripetere gli esami con un intervallo di qualche giorno, in quanto non è detto che la diagnosi di questa patologia possa essere esclusa del tutto.
Anche in caso di manifestazione dei sintomi tradizionali e di esami del sangue che presentano un aumento di globuli bianchi e linfociti reattivi, può capitare, infatti, che il test risulti negativo in quanto effettuato precocemente e troppo in anticipo, da non permettere agli anticorpi eterofili di svilupparsi del tutto nel sangue.
A discrezione del proprio medico di famiglia, le cure e i rimedi più diffusi per la mononucleosi sono la prescrizione di una terapia antibiotica nel caso in cui si prevedano tonsilliti e faringiti di origine batterica, nel caso contrario è sempre meglio evitare l’assunzione di questi tipi di medicinali che spesso possono portare uno squilibrio delle difese immunitarie e, in alcuni casi, reazioni allergiche.
A seconda delle necessità, il medico potrà somministrare l’uso di farmaci analgesici e antinfiammatori e in caso di febbre è sempre bene somministrare, solo se la temperatura corporea supera i 38° C, degli antipiretici come se si trattasse di una normale influenza.
Inoltre è importante evitare l’assunzione di farmaci contenenti acido acetilsalicilico che può comportare delle complicazioni tra cui la sindrome di Reye.
Alcuni dei rimedi naturali per la mononucleosi più indicati sono:
- il riposo,
- l’assunzione di molti liquidi come tisane depurative
- seguire una corretta alimentazione
- ed evitare eccessivi e inutili affaticamenti.
Mononucleosi in gravidanza
Infine la mononucleosi non risulta essere un pericolo per le donne incinte, in quanto non rappresenta una malattia che comporta malformazioni o problemi al feto, sebbene possa risultare debilitante, riducendo le difese immunitarie della futura mamma che è maggiormente esposta a infezioni o malattie.
Circa una donna incinta affetta mononucleosi ogni 10 andrà incontro a una sensazione di importante affaticamento che durerà sei mesi o più dopo l’infezione iniziale.
Alcuni esperti ritengono che possa essere una forma di sindrome da stanchezza cronica, una condizione poco conosciuta che provoca stanchezza persistente e una serie di altri sintomi, come mal di testa e dolori articolari.
L’adozione di un piano di esercizio graduale per ricostruire i livelli di forza e di energia può aiutare a prevenire e ridurre l’affaticamento prolungato.
Mononucleosi rimedi e sintomi nei bambini
L’incubazione della mononucleosi nei bambini è di circa 7- 10 giorni, mentre più lunga per gli adulti ( 1 mese e mezzo circa).
Anche nei bambini i sintomi sono molto simili:
– febbre alta tra i 38°-39° C;
– ingrossamento delle ghiandole del collo, dell’inguine o delle ascelle;
– mal di gola che sfocia in tonsilliti o faringiti, con possibili placche alla gola che rendono difficoltosa la deglutizione;
– brividi;
– spossatezza e malessere generale;
– sudorazione eccessiva
– nausea e mal di testa.
In alcuni casi il bambino può riscontrare il verificarsi di macchie sulla pelle, simili a quelle del morbillo, soprattutto in concomitanza all’assunzione di un determinato farmaco contenente amoxicillina.
La cosa importante è consultare il proprio pediatra, il quale si occuperà di prescrivere un’adeguata terapia, tenere a riposo il bambino, evitando di fargli compiere sforzi eccessivi, e fargli seguire una sana alimentazione, ricca di vitamine e minerali.
In quanto malattia debilitante, i tempi di ripresa variano da bambino a bambino, ma normalmente dopo 3-4 giorni dalla scomparsa della febbre è possibile farlo ritornare a scuola.