Il mondo della cosmesi ha ripreso quota dopo la pandemia e, ogni anno di più, vede crescere l’interesse dei consumatori verso i prodotti green. Il loro giro d’affari ha raggiunto, in Italia, i 3,1 miliardi di euro lo scorso anno.
Le previsioni sono ottime: entro il 2025, si prospetta il raggiungimento, a livello mondiale, di un fatturato di 48 miliardi di euro. Approcciarsi a questo mercato vuol dire familiarizzare con numerose espressioni, tra cui “cosmetico naturale”.
Quando si parla di cosmetici naturali, ci si riferisce a prodotti realizzati con ingredienti provenienti dalla natura, senza l’uso di sostanze chimiche sintetiche.
Per essere considerato realmente bio, un prodotto deve contenere ingredienti biologici certificati e seguire rigide normative che garantiscono l’assenza di pesticidi e fertilizzanti chimici.
Tra le varie tipologie di cosmetici naturali figurano anche prodotti legati alle medicine tradizionali (vedi i prodotti ayurvedici professionali descritti dal sito ayurway.it) che utilizzano ingredienti come erbe, oli essenziali e spezie, formulati secondo principi olistici per il benessere del corpo e della mente. Questi prodotti offrono alternative sostenibili e rispettose dell’ambiente per la cura della pelle e dei capelli, rispondendo alle crescenti richieste di consumatori più consapevoli.
Un’altra espressione con cui si ha sempre più a che fare oggi è “cosmetico biologico”. Cosa si intende quando la si utilizza? Scopriamolo nelle prossime righe!
Cosa sono i cosmetici biologici
Per poter essere, a ragione, definito biologico, un cosmetico deve essere caratterizzato dalla presenza del 95% di ingredienti provenienti da filiere gestite con metodi bio.
La filiera produttiva, inoltre, non deve prevedere il ricorso a ingredienti aventi origine petrolifera. I cosmetici biologici devono essere altresì privi di paraffina e formaldeide. I coloranti, quando presenti, devono essere di origine rigorosamente naturale.
Ad oggi, non esiste un riferimento univoco internazionale che regolamenti le peculiarità dei cosmetici biologici. Questi prodotti, infatti, non rispondono al disciplinare del Regolamento CE 834/07.
Tenendo conto dei criteri di base sopra menzionati, ricordiamo che, quando un’azienda attiva nel campo della bellezza vuole ottenere, per i propri prodotti, la certificazione attestante il loro essere biologici, deve presentare all’ente certificatore privato – ma riconosciuto a livello nazionale o internazionale – una domanda specifica, caratterizzata dalla presenza di diversi documenti, tra cui il cosiddetto piano di controllo.
Certificazioni per i cosmetici biologici
Come già accennato, non esiste, ad oggi, una normativa univoca che coinvolga i cosmetici biologici. L’unico riferimento è la norma ISO 16128, che si limita a definire i criteri per considerare un prodotto di bellezza biologico.
Le aziende, per ottenere la certificazione, si rivolgono ai già menzionati enti privati. Ecco l’elenco dei più importanti:
- Cosmos: più che di una certificazione, si parla in questo caso di un vero e proprio standard, che viene seguito dai Paesi UE e che si pone l’obiettivo di rendere più agevole il riconoscimento, da parte del cliente finale, dei prodotti cosmetici bio;
- Natrue: anche in questo caso si va oltre la certificazione, entrando nel campo dei disciplinari. Questo si contraddistingue per la presenza di tre step, corrispondenti a diversi livelli di presenza di ingredienti di origine naturale nel prodotto;
- ICEA: acronimo di Istituto per la Certificazione Etica e Ambientale, è un consorzio senza fini di lucro che certifica prodotti bio da tutto il mondo;
- Vegan Ok: come è chiaro dal nome stesso, parliamo di una certificazione dedicata ai prodotti vegani, non per forza legati alla bellezza. Attesta l’assenza di ingredienti di origine animale anche nel packaging;
- Leaping Bunny: certificazione che attesta il rispetto degli animali e che prevede l’esclusione di ingredienti provenienti, oltre che da esemplari vivi o morti, anche da quelli che sono stati sottoposti a trattamenti che hanno causato loro sofferenza.
Nel momento in cui si acquista il prodotto è possibile, leggendo l’etichetta è possibile ricavare tutte le informazioni sull’ente certificatore.