La dieta oloproteica detta anche “Liposuzione Alimentare“, un soprannome che ricorda molto un dimagrimento molto rapido e senza fatica, ovvero quello tramite liposuzione, ma ovviamente non è per nulla collegato a ciò che riguarda la etimologia del termine.
Per ideare questa dieta sono intervenuti tre dottori: Giuseppe Castaldo (Medico-chirurgo specialista in Medicina Interna, Gastroenterologia e Scienza dell’Alimentazione, Direttore UO Dietologia e Nutrizione Clinica AORN Moscati AV), la Dr.ssa Assunta Vitale (Laureata in Dietistica UO Dietologia e Nutrizione Clinica AORN Moscati AV) e la Dr.ssa Laura Castaldo (Medico-Chirurgo specializzanda in Neuropsichiatria Infantile)
La dieta oloproteica si è guadagnata il soprannome di liposuzione alimentare per il suo supposto esito rimodellamento della silhouette e sulla riduzione delle adiposità localizzate in sede peritrocanterica.
La dieta oloproteica produrrebbe un miglioramento del macro e del microcircolo delle gambe aiutando soprattutto le donne.
Liposuzione Alimentare come funziona?
Questa tipologie di dieta è di fatto un regime alimentare con tendenza nutrizionale proteica e chetogenica. Viene applicata in un apposito centro medico e utilizzata per il trattamento delle obesità con o senza patologie metaboliche.
Ciò non toglie che la dieta oloproteica possa giovare anche solo al raggiungimento di un fine estetico nei soggetti normo-peso.
Le basi scientifiche della dieta oloproteica si basano sui reali fabbisogni proteici impiegati dal nostro corpo durante il digiuno.
Secondo il professore, una privazione di carboidrati può azzerare l’effetto anabolico dell’insulina sul tessuto adiposo; inoltre, con un apporto proteico adeguato è possibile tutelare la massa magra del soggetto, evitando che venga compromessa dal catabolismo.
Secondo il sistema della dieta oloproteica, l’effetto simil-liposuzione deriva dal fatto che i sistemi enzimatici di liposintesi e lipolisi del tessuto adiposo sono regolati da un complesso dipendente dagl’ormoni.
L’insulina ed il cortisolo favoriscono il deposito adiposo a livello addominale, mentre gli estrogeni orientano l’accumulo in prossimità dei trocanteri dei femori.
La dieta oloproteica tenta di ridurre al minimo l’insulina e di aumentare la secrezione di GH per favorire la rimozione del tessuto adiposo di tipo ginoide.
In base a quello che riportano gli autori, pare che la dieta oloproteica favorisca la scomparsa dei noti sintomi legati alla sindrome premestruale, forse in merito all’azione contrastante gli estrogeni da parte del GH.
Liposuzione Alimentare recensioni e rischi
Iniziamo col precisare che qualunque dieta chetogenica è una dieta nociva per la salute.
E’ possibile reperire innumerevoli articoli divulgativi e scientifici a supporto di tale affermazione.
Come molte cose nocive, anche in questo caso dipende da quale e quanto uso se ne fa, infatti limitando il trattamento a 21 giorni, gli autori si liberano di qualunque responsabilità e, inserendo il protocollo di rieducazione alimentare, cercano di tamponare i danni per il nostro organismo.
Va poi aggiunto che non è assolutamente vero che la privazione di carboidrati azzera l’effetto anabolico dell’insulina, lo riduce drasticamente e, tra l’altro, anche le porzioni degli altri macronutrienti energetici sono in quantità troppo esigue.
Ciò è giustificabile dal fatto che pure altre molecole sono in grado di sollecitare la secrezione insulinica e mangiando grosse quantità di proteine e lipidi si assiste comunque ad un’impennata insulinica.
E’ anche piuttosto improbabile modificare in modo significativo la distribuzione del grasso corporeo.
Interessante la correlazione tra dieta oloproteica e sintomi della sindrome premestruale, soprattutto considerando che si tratta di una condizione notoriamente transitoria e che, al termine di tale passaggio, avviene (nella maggior parte dei casi) una ridistribuzione spontanea del grasso. Se la maggior parte delle pazienti si trova in questa fase, ecco svelato come avviene la riduzione del grasso peritrocanterico.
In merito al ritorno venoso e linfatico, invece, questo migliora indiscriminatamente con la riduzione dell’eccesso ponderale e non per forza con l’ausilio della dieta oloproteica.
Quindi per tirare le somme, questo sistema è poco educativo, non sostenibile, soprattutto per chi svolge uno stile di vita attivo.
Richiede un’assunzione massiccia di integratori alimentari che, se da un lato sono necessari, dall’altro difficilmente potranno alleviare il carico di lavoro del fegato e soprattutto dei reni.
Si basa su ricerche interessanti e probabilmente con un fondo concreto, ma i dati risultano assolutamente poco indicativi.